Moments., OS, 940 words

« Older   Newer »
  Share  
ƒrahpoo
B_ANNUNCIO Posted on 13/12/2011, 16:14     +1   -1






Moments.

« If we could only have this life for one more day,
If we could only turn back time
»


Un raggio di sole fece capolino dalla grande finestra: forse quello sarebbe stato l’avvenimento più gioioso ed entusiasmante della giornata.
Aprì gli occhi; era poca la voglia di alzarsi e affrontare l’ennesimo disastro della sua vita.
Ben presto, la porta della sua stanza si aprì e da lì sbucò la testa di sua madre che lo esortava ad alzarsi e prepararsi per uscire.
Uscire? E per andare dove? A quale scopo?
Erano settimane che montagne di domande si accanivano nella sua mente, gli confondevano le idee e lo facevano soffermare su ogni cosa che pensava, diceva o faceva; era come se ogni cosa avesse perso il suo senso: niente era mai al suo posto e troppe cose erano sbagliate.
Steso sul suo letto, quel letto che era stato teatro di gioie e dolori, quello che lo aveva visto in ogni genere di situazioni e quello che gli aveva dato conforto, speranza e ispirazioni grazie a numerosi sonni consiglieri, pensava che forse, in fin dei conti, non valeva la pena abbattersi per situazioni simili, ne aveva vissute di peggiori; anche se, fatto sta, che vissuta una non le hai mica vissute tutte.
Si mise seduto a fissare al di là della finestra dalla quale entrava il sole mattutino che gli riscaldava il viso e che faceva risplendere i capelli biondi come il grano.
Avrebbe davvero dovuto infilarsi i jeans e andare a “togliersi questo dente”? Ma si, quanto può essere dolorosa una separazione?!
Si alzò dal letto e dopo essersi stiracchiato per bene, uscì dalla stanza e trascinando i piedi, raggiunse l’isola della cucina sulla quale lo attendeva una fumante tazza di latte.

Uscito di casa, sapeva esattamente dove andare.
Il May Bridge era il posto in cui si erano dati il loro primo bacio ed era anche il suo “posto speciale”, dove andava a riflettere su una qualche decisione o situazione.
Quando arrivò, lei era lì, su quella panchina: le cuffie nelle orecchie, lo sguardo distratto e pensieroso, i capelli lunghi raccolti in una voluminosa coda di cavallo e le mani in tasca.
Semplice e bellissima come sempre.
Rimase qualche istante fermo, a fissarla, ad ammirare il calore e il bagliore che emanava.
Da quell’angolo così distante, riusciva a percepire ogni suo movimento o respiro, si era sempre sentito come collegato con quella persona, nonostante la distanza.
Esitò ad avvicinarsi, non voleva perdere quegli ultimi attimi speciali nel quale la sentiva sua al cento per cento, così si sedette su una panchina e con lo sguardo basso cominciò a canticchiare una di quelle conte che cantavano da piccoli, ogni giorno, nella veranda di casa.
Si conoscevano da quando avevano cinque anni.
Lei era una bimba bellissima, non se ne vedevano tante come lei; le loro mamme erano molto amiche e ogni giorno, alla stessa ora, Teddy andava a giocare con lui nella veranda, mentre i grandi parlavano e passavano interi pomeriggi davanti ad una fumante tazza di tè con il latte.
Teddy aveva poca femminilità e le piaceva da morire il calcio, differentemente da tutte le altre sue amiche.
Lui si rese subito conto che quella bambina era speciale, diversa e divennero amici molto fidati.
Diventato un po’, più grande, però, finì, come in tutte le storie da telenovela, per innamorarsi della sua migliore amica, ma nella vita reale, non sempre i due amici si sposano e mettono su una famiglia piena di amore e tanto calore. La vita reale è piena di fregature e prese per il culo, questa era una di quelle.
Nonostante tutto però, lui rimaneva innamorato di lei, come la prima volta che la vide, a cinque anni, nella veranda della vecchia casa.

Si alzò di scatto notando che anche lei si era alzata e faceva per andarsene, le corse incontro.
Appena lo vide rimase spiazzata e sentì che le era mancato il respiro per qualche momento.
Le sorrise, ma quel sorriso fu ricambiato da degli strani boccheggi che non portarono a niente.

« I know what you want to say. »

« Then I wouldn’t say it. »

« Fine. »

« Fine. »

Entrambe le loro voci erano strozzate e ben presto i suoi occhi, dannatamente azzurri furono pieni di acqua e le sue guancie furono rigate da lente e minute lacrime che lasciavano scie appiccicaticce e fastidiose.
Lei, allungando una mano, la asciugò e poi si buttò tra le sue braccia, l’unico posto dove si sentiva a casa.
Qualche momento dopo erano entrambi per la propria strada ed entrambi si girarono più volte per guardare per l’ultima volta con occhi innamorati il viso dell’altro.

Tornato a casa, senza salutare, si fiondò in camera sua dove, come credeva, lo aspettavano loro, le quattro persone più importanti della sua vita.
Si buttò sopra di loro, che erano seduti sul suo letto disposti in fila.

« She’s gone. »

« We expected this, and you too! »

« Yes but.. she’s gone. »

« Yes, but if you close a door and a door doesn’t open, maybe someone is taking action to tear down the wall! »

Fine.

 
Top
0 replies since 13/12/2011, 16:14   34 views
  Share