Unexpected., LONG, 1 chapter

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agron
B_ANNUNCIO Posted on 26/4/2012, 01:32     +1   -1







Unexpected.



Quando mi svegliai, quella mattina, per un momento mi dimenticai di quanto la mia vita fosse stata difficile fino ad allora: Ora inizierò una nuova vita, mi dicevo sotto la doccia, mentre mi vestivo, mentre scendevo le scale portando di peso la valigia, mentre andavamo verso l’aeroporto, mentre salivamo su quell’enorme aereo.
«Una nuova vita.» dissi ad alta voce varcando per la prima volta la soglia della nostra enorme e nuova villa a Sacramento.
«Tesoro la tua stanza è di sopra, poggia le tue cose e riposati che domani hai scuola!» mi consigliò mio padre sparendo subito tra le numerose stanze della casa.
Non lo sai fare il padre, smettila di recitare.
Scuotendo la testa salì al piano superiore arrivando subito alla mia nuova camera: era esattamente come l’avevo chiesta. Un aspetto positivo di questo fottutissimo trasloco era che volevano rendere questa casa la mia casa e che quindi avevano fatto tutto quello che avevo anche solo accennato.
Sorrisi soddisfatta e mi buttai sul letto prontissima per la mia prima notte in quella camera che speravo sarebbe stata mia per tanto tempo: dopo una vita di spostamenti non vedevo l’ora di un po di tranquillità.

Se non fosse stato per la sveglia, il mattino dopo non mi sarei alzata per nessuna ragione.
Mi alzai stranamente di buon umore e corsi di sotto per la colazione.
«Buongiorno!» dissi annunciando la mia entrata per poi sedermi ad uno degli sgabelli dell’isola della cucina.
«Buongiorno tesoro, come va?» chiese mia mamma dandomi un bacio sulla fronte. Le feci un occhiolino e bevvi il latte tutto d’un sorso per poi andare a prepararmi.
Infilai i soliti jeans stretti, una maglia almeno una taglia più grande e le mie converse, raccolsi poi i capelli in una treccia che lasciai cadere su una spalla e inforcai gli occhiali senza i quali vedevo non troppo bene.
«A sta sera!» dissi uscendo veloce per poi volare verso la mia nuova scuola.
La scuola è sempre stata il mio luogo sicuro: ho sempre amato andarci e speravo davvero che le cose, in questa città, non sarebbero cambiate.
Camminavo leggiadra per le strade della città guardandomi attorno meravigliata: il sole, l’allegria e l’atmosfera di quella città mi spingevano a fidarmi ciecamente nella vita lì.
Quando arrivai di fronte l’enorme St. John High School non potei fare a meno che esternare tutta la mia gioia con uno dei sorrisi migliori che avessi mai fatto.
«Ciao casa.» dissi a bassa voce percorrendo il vialetto che andava verso l’entrata principale.
Guardandomi attorno vidi centinaia di ragazzi che chiacchieravano stesi sull’erba fresca al riparo dai raggi del sole grazie ad enormi alberi che svettavano imponenti in ogni parte del giardino.
Mi feci strada nella scuola cercando la segreteria e quando, con tanta fortuna, la trovai mi registrai e dopo qualche minuto, la segretaria mi diede tutto l’occorrente mandandomi poi al mio armadietto.
«5833.» lessi dal biglietto scrutando i numeri alla mia destra e alla mia sinistra e mentre camminavo calma per il corridoio qualcuno mi urtò facendo cadere tutte le sue cose per terra.
«Oddio mi dispiace!» mi disse una voce femminile raccogliendo tutto. Mi abbassai per aiutarla e scossi la testa per farle intendere che andava tutto bene. Mi sorrise dolcemente.
«Ma sei la ragazza nuova! Io sono Sam.» si presentò tendendomi una mano. Gli sorrisi un po confusa e le strinsi la mano, sembrava così dolce.
«Hayden.» dissi solo per poi farmi guida verso l’armadietto.
«Ma hai il 5833! Io ho il 5834.» esclamò quando lesse il foglietto che avevo in mano facendomi poi un occhiolino.
Dopo qualche secondo arrivammo a questa scatola completamente bianca e sorrisi al pensiero di quell’armadietto come il mio mini armadio per il prossimo anno.
«Quelli di questo corridoio sono stati ridipinti, passeranno agli altri molto presto.» disse accorgendosi della mia espressione.
Le sorrisi e lo aprì inserendo la combinazione scritta sul foglio: ovviamente avevano impostato la mia data di nascita tanto per rendere facile il primo impatto.
«Hai bisogno di qualcosa?» mi chiese chiudendo il suo armadietto e guardandomi sorridente.
«Oh si.. credo. Devo andare a lezione di.. storia.» le dissi facendo riferimento al fatto che, ovviamente non conoscevo l’ubicazione delle classi.
«Certo, certo. Vieni con me! Ti mostro un po la scuola mentre andiamo.» disse facendomi cenno con la testa di seguirla.
Sam era una ragazza piuttosto carina, aveva i capelli corti e rossi, ma non un rosso acceso, più rosso mogano. Era bassina ma nella botte piccola c’è il vino buono no?
«Questa è l’aula del professor Pusey, scienze.» disse indicando una porta giallina «Qui c’è geografia e quella è l’aula di algebra.» continuò indicandomi altre due porte dello stesso colore.
«Quelli chi sono?» le chiesi indicando un gruppo di ragazzi che passava per il corridoio pretendendo spazio per camminare.
«Quella è la squadra di football della scuola, bhè, veramente sono solo cinque di loro ma sono i più acclamati insomma. Quella ragazza invece è Rebekah, la ragazza del quarterback che è quello più avanti, quello bruno: Zayn Malik, gli altri sono Liam Payne, Niall Horan, Louis Tomlinson e Harry Styles.» spiegò mentre li guardava passare, accennando un sospiro all’ultimo nome.
«Pensano davvero di essere così popolari?» chiesi scrutandoli indignata.
«Lo sono! Non so da dove vieni ma qua le cose vanno così.» disse alzando le spalle.
La biondina che camminava mano nella mano col bruno mi squadrò dall’alto in basso e mi venne incontro con fare troppo altezzoso per i miei gusti.
«Tu sei quella nuova vero?» mi chiese mantenendo una certa distanza, quasi fossi un rifiuto «Rebekah. È un piacere, ne sono sicura.» continuò mantenendo un sorriso sarcastico e irritante «Prima che tu inizi questo meraviglioso anno scolastico vorrei farti presente chi comanda qua.» concluse poi trasformando quel sorriso in una smorfia che, secondo lei, avrebbe dovuto terrorizzarmi.
«Chi comanda, tu?» chiesi accennando una risata molto divertita.
Mi fulminò con lo sguardo e si allontanò facendo svolazzare il pezzo di stoffa che si ostinavano a chiamare gonna.
Tutte uguali.
Prima che tutti e sei potessero sparire dal mio campo visivo quello in testa si voltò per guardarmi ma tutto ciò che ricevette fu uno sguardo assassino.
«Complimenti!» mi disse Sam guardandomi con la bocca socchiusa «Sei riuscita a zittire Rebekah “Sono il capo cheerleader e la regina del mondo” Jonson.» continuò alzando una mano per poi battermi un cinque.
«Diventeremo grandi amiche, me lo sento.» disse tra le mie risate mettendo una mano attorno alle mie spalle accompagnandomi finalmente alla lezione di storia.
Lo penso anche io.
 
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